Recensione della serie TV “Chiamatemi Anna”

Chiamatemi Anna – Anne with an “E” su Netflix – è la serie televisiva canadese che porta in TV le vicende della ragazzina di Green Gables, raccontate nel romanzo della scrittrice Lucy Maud Montgomery Anna dai capelli rossi.
Chiamatemi Anna è in breve tempo diventata una delle serie Netflix più amate, grazie ai temi affrontati ed alla sua trama estremamente scorrevole e coinvolgente.

Il cast

Anne Shirley Cuthbert interpretata da Amybeth McNulty,
Marilla Cuthbert interpretata da Geraldine James,
Matthew Cuthbert interpretato da H. Thomson,
Diana Barry, interpretata da Dalila Bela,
Gilbert Blythe interpretato da Lucas Jade Zumann,
Jerry Baynard interpretato da Aymeric Jett Montaz,
Rachel Lynde interpretata da Corinne Koslo,
Sebastian “Bash” Lacroix interpretato da Dalmar Abuzeid,
Cole Mackenzie interpretato da Cory Grüter-Andrew,
Josephine Barry interpretata da Deborah Grover,
Ruby Gillis interpretata da Kyla Matthews,
Teddy Phillips interpretato da Stephen Tracey.

La trama

Anna Shirley è una ragazzina che, abbandonata dalla madre, è cresciuta in un orfanotrofio in Nuova Scozia. La vita della piccola cambia radicalmente quando viene affidata a Matthew e Marilla Cuthbert, fratello e sorella che vivono insieme nella tenuta di Green Gables. Anna è una ragazzina vivace e piena di entusiasmo, nonostante i dolori che la vita le ha riservato, ha una notevole parlantina ed ama fantasticare: la sua spiccata immaginazione è stata, fin da quando era piccola, il suo rifugio sicuro rispetto alle difficoltà che la affliggono.

La nuova vita di Anna a Green Gables non sembra essere immediatamente semplice. Marilla e Matthew avevano chiesto di avere in affido un maschio che potesse aiutarli nella gestione della tenuta e, per questa ragione, la donna pare decisamente intenzionata a riportare Anna in orfanotrofio. I bambini senza genitori, inoltre, non sono ben visti dagli abitanti della cittadina di Avonlea e vengono spesso derisi ed emarginati. Con costanza, Anna farà tutto il possibile per farsi ben volere da Marilla e Matthew e per essere accettata dalla piccola comunità in cui va a vivere. Riuscirà nel suo intento? Potrà finalmente avere una famiglia, degli amici sinceri e magari trovare l’amore?

La mia recensione

Devo ammettere che il retaggio dovuto alla serie a cartoni animati “Anna dai capelli rossi” mi ha fatto desistere per parecchio tempo dal guardare Chiamatemi Anna, temendo si trattasse di una serie, tutto sommato, un poco infantile e banale. Ho dovuto decisamente ricredermi perché la sceneggiatura – onore al merito di Moira Walley-Beckett – ha introdotto, rispetto al romanzo originale di inizio ‘900, numerose tematiche estremamente attuali e di sicuro interesse.
Chiamatemi Anna risulta essere una serie piacevolissima, una storia estremamente ironica ed appassionante che ci racconta la crescita della protagonista, da piccola e fragile bambina a donna decisa e sicura di se. Accanto ad Anna si muovono tanti personaggi che permettono di affrontare tematiche di notevole rilievo, senza mai scadere nel volgare o nel banale.

In primo luogo va evidenziata l’evoluzione del rapporto tra Anna ed i fratelli che l’hanno adottata: mentre Matthew si affeziona immediatamente alla ragazzina, Marilla – che ha un carattere certamente più duro e spigoloso – fa fatica a legarsi alla nuova, invadente, presenza a Green Gables. Allo stesso modo vengono ben caratterizzati i rapporti tra Anna e le sue compagne di classe, rapporti che all’inizio sono molto difficili e portano la ragazzina a sentirsi quasi emarginata, ma che poi diventano fortissimi legami di amicizia – specialmente con Diana – in una fase della vita in cui le ragazze stanno affacciandosi all’età adulta.
La serie affronta il tema dell’identità sessuale, moderno ed attuale, sia attraverso il personaggio di Cole, un ragazzo dall’animo estremamente sensibile ed artistico, sia tramite la splendida caratterizzazione di Josephine Berry, la prozia di Diana che ha vissuto una meravigliosa storia d’amore con la sua compagna, prematuramente scomparsa.

Il tema del razzismo, piaga ben nota nel periodo in cui è ambientata la storia, ma credo affatto trascurabile anche ai giorni nostri, viene introdotto nella trama tramite il personaggio di Sebastian “Bash”, il ragazzo di Trinidad che Gilbert incontra durante i mesi trascorsi a lavorare su una nave e con il quale crea un grande legame di amicizia che lo porta ad invitarlo ad Avonlea, a casa sua ed a proporgli di diventare soci in affari.
La ricerca dell’amore, così presente nei desideri e nei sogni di Anna e delle sue amiche, prende forma nel rapporto tra Anna e Gilbert, un compagno di classe con cui Anna entra dapprima in competizione, ma che poi, tra alti e bassi, alcune difficoltà e qualche equivoco maturerà in una relazione amorosa importante e profonda.

Ho trovato davvero ben descritti ed interpretati tutti i personaggi della serie, ma non si può negare che Amybeth McNulty è davvero fantastica nel ruolo di Anna, fornendo una prova recitativa davvero intensa.
La serie, quindi, offre tantissimi spunti di riflessione, moltissime occasioni di commozione e, dopo il primo episodio in cui vengono presentati personaggi e scenari, riesce a coinvolgere lo spettatore dentro le tante storie che racconta nel corso delle 3 stagioni di programmazione.

Vanno senza dubbio messi in evidenza le meravigliose ambientazioni e gli splendidi dialoghi che la sceneggiatura di Moira Walley-Beckett ci offre: una sceneggiatura vivace, articolata e di sicuro impatto che, pur partendo dalla solidità del romanzo cui si ispira, riesce anche ad aggiungere personaggi e storie che attualizzano ed approfondiscono le appassionanti vicende di Anna di Green Gables.

 

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