Recensione del romanzo di Ilaria Raineri

Fin dai primi anni delle scuole elementari Ginevra Grimaldi, la protagonista di questo romanzo, è vittima di soprusi, derisioni e maltrattamenti da parte dei compagni di scuola.

“Il termine “bullo” […] non sono mai riuscita a digerirlo. Il mio personale sinonimo, ora e per sempre, sarà degradato.” (cit.)

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Per la giovane i degradati sono veri e propri carnefici, ragazzi di buona famiglia, con le spalle coperte che, consapevolmente, vessano i coetanei con violenze fisiche e psicologiche allo scopo di affermare se stessi.
Così Ginevra, da bambina allegra, sensibile e vivace, si trasforma, negli anni, in una studentessa modello, ligia alle regole, ma fortemente apatica e distaccata. Costantemente soggetta ad ogni tipo di sopruso, costretta, per sopravvivere, a indossare una spessa corazza, la ragazzina inizia a considerarsi una reietta, inadeguata e rifiutata dal mondo.

“Le vittime dei degradati erano esiliati, ragazzi e ragazze di tutte le età incapaci di espandere la propria cerchia di amicizie: i bersagli del degrado spesso non hanno nessuno con cui parlare, a esclusione forse di qualche generoso familiare.” (cit.)

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All’ultimo anno del liceo, Ginevra, ormai maggiorenne, prosegue la sua quotidiana guerra, costantemente vittima di umiliazioni e pestaggi da parte dei bulli della sua scuola.
Un giorno come tanti, però, di fronte all’ennesima umiliazione Ginevra inizia a sentire nascere un irrefrenabile desiderio di vendetta.

“Al cambio dell’ora di quello stesso giorno vidi Ferro avvicinarsi al mio banco. Già sapevo cosa avrebbe fatto: mi detestava come il resto della classe, eccezion fatta per la mia compagna di banco. Mi avrebbe ricoperta di insulti come faceva ogni mattina.” (cit.)

Uscita da scuola, la giovane, senza essere vista, manomette i freni della motocicletta del compagno per dargli una sonora lezione. Quello stesso giorno, Gabriele Ferrari perde la vita in un incidente stradale.

“Il rimorso non esisteva, la tristezza l’avevo ammazzata anni prima assieme a ogni ricordo della bambina che ero stata. Ma la spietatezza, quella era qualcosa di sconosciuto.” (cit.)

La tragica notizia scuote tutto il liceo. Il gruppetto di bulli guidati da Ferro si ritrovano orfani del loro leader e Ginevra scopre non solo di non provare alcun rimorso per il gesto compiuto, ma di essere percorsa da una strana eccitazione, un brivido emotivo intenso di cui quasi si era scordata il sapore. Ferro se l’era meritato e nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.
Uno dopo l’altro, i bulli più noti del liceo cominciano a morire in circostanze sempre più misteriose. Una catena di decessi che i mass media attribuiscono al “Mostro del Liceo”, serial killer a cui la polizia inizia a dare la caccia.

Il bellissimo romanzo di Ilaria Raineri ci accompagna nella vita, raccontata in prima persona dalla protagonista, di Ginevra Grimaldi, una bambina come tante, allegra e spensierata che una società degradata trasforma in una spietata assassina. Tema cardine della storia è la solitudine in cui le vittime si ritrovano convincendosi, pian piano, che la loro condizione non ha vie d’uscita. Nessuna tutela da parte degli insegnanti, spettatori silenziosi degli atti di bullismo che ogni giorno accadono nei corridoi della scuola, nessuna protezione da parte delle forze dell’ordine e di una giustizia che, in mancanza di prove evidenti, non possono intervenire in alcun modo.

“Chi ero, io? Io ero una come tanti, non riuscivo a stringere amicizie, avevo come unica amica la santa ragazza che per ironia del caso era mia compagna di banco dalla quarta ginnasio ed era essa stessa vittima occasionale dei degradati.” (cit.)

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Sola al mondo, indifesa e inascoltata, Ginevra può soltanto nascondere i lividi e rifugiarsi dentro una corazza di apatia e distanza dal mondo. Una condizione di dolore e disagio, tanto realistica di questi tempi e che l’autrice ben conosce per ragioni professionali, da cui può essere davvero difficile uscire. Frequentando, casualmente, un gruppo di mutuo aiuto e grazie all’aiuto dei due ragazzi che lo guidano, Ginevra imparerà a guardare in faccia i suoi mostri interiori.

“forse i mostri che mi divoravano erano visibili dagli occhi, l’unico spiraglio sul mondo esterno che mi ero concessa. E mai qualcuno li aveva guardati tanto a lungo da scovarli.” (cit.)

Una nuova consapevolezza che porta la ragazza a reagire in maniera inaspettata e decisamente sopra le righe, percorrendo una strada in cui i concetti di bene e di male si mescolano indissolubilmente.
Una trama ben strutturata in cui i fatti narrativi si intrecciano con le riflessioni e i ragionamenti della protagonista circa il suo stato sociale ed emotivo. Ho trovato davvero intenso lo stile di scrittura dell’autrice capace di portare il lettore dentro la mente di Ginevra, facendone percepire il disagio e la sofferenza, ma anche l’euforia di una rinascita che si realizza attraverso la vendetta e l’omicidio. Una storia che ci porta a mettere fortemente in dubbio i concetti di giusto e sbagliato, di colpevolezza e assoluzione, in un crescendo di tensione e coinvolgimento empatico con la giovane protagonista.
Sorprendente l’epilogo del romanzo che, ovviamente, non intendo svelare.

L’autrice

Ilaria Raineri, classe 1994, vive a Bologna dove esercita la professione di Psicologa Clinica e Forense.
Si innamora della letteratura l’ultimo anno di liceo linguistico, quando la professoressa di lettere consiglia alla classe di leggere All’Italia di Giacomo Leopardi; quel giorno scopre che l’unica vera soluzione sia imprimere su carta ciò che avverte.
Mostri è il suo romanzo d’esordio, frutto di anni di testimonianza della crudeltà e ipocrisia che sono tuttora presenti fra i banchi di scuola. Ciò che scrive è l’inevitabile risultato di ricerche e osservazioni quotidiane, fra le molteplici e controverse sfumature della mente umana.

La scheda del libro

Autore: Ilaria Raineri

Titolo: Mostri

Editore: BookTribu

Pagine: 194

Data di pubblicazione: giugno 2022

Genere: Narrativa contemporanea

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